SOTTO LA PELLE

Impianti alieni: cosa racconta Luis Elizondo

di Lavinia Pallotta


Fino a qualche anno fa, la comunità UFO internazionale discuteva animatamente di “impianti alieni”, oggettini misteriosi che alcuni ricercatori sostenevano di recuperare dai corpi degli addotti, ma il cui scopo e funzionamento restavano avvolti nel mistero. Uno dei ricercatori di punta in questo campo era Derrel Sims, il “Cacciatore di Alieni”, ex agente della CIA, che viaggiava con alcuni di questi impianti nell’ormai leggendaria valigetta. Ho avuto il piacere di intervistarlo tanti anni fa (vedi foto in basso), mentre si trovava in Italia per partecipare a delle conferenze UFO e fu una serata piacevolissima. Era un personaggio difficile da dimenticare. Intelligente, ironico, estremamente disponibile. Il compianto Roger Leir, chirurgo podologo, aveva collaborato per un periodo con Derrel Sims allo studio di questi presunti impianti (le cose erano finite male).

Oggi, tuttavia, l’argomento impianti alieni non sembra suscitare più grande interesse. È dal 2017, ovvero dalla pubblicazione del famoso articolo del New York Times sul programma UFO del Pentagono, “ATTIP”, e tutto ciò che ne è seguito, che l’orientamento delle discussioni viene condizionato dall’intelligence statunitense, poco o per nulla interessata a questo argomento, pur aprendosi alla possibilità di presenze extraterrestri intelligenti nei nostri cieli. Mi sono quindi sorpresa quando, leggendo il libro autobiografico IMMINENT – INSIDE THE PENTAGON’S HUNT FOR UFO’s di Luis Elizondo (pubblicato in italiano dalla Harper Collins), ex capo dell’ATTIP e attualmente instancabile protagonista di interviste, video e convegni ufologici, vi ho trovato diverse pagine dedicate proprio ai presunti impianti alieni estratti dal corpo di militari statunitensi in seguito a incontri ravvicinati con quelli che Elizondo, e purtroppo non solo lui, chiama UAP (sì, gli UFO). 

Ma quindi cosa dice Elizondo in proposito? Durante il suo lavoro come capo dell’ATTIP, sebbene i presunti impianti alieni non fossero l’oggetto principale del loro studio, il militare riferisce che:

* Spesso attorno agli impianti crescono tessuti viventi contenenti il DNA del paziente e nient’altro. 

* Quando i ricercatori raschiano via il tessuto umano dagli impianti, trovano degli oggetti che nelle dimensioni e nelle forme assomigliano a dispositivi tecnici, privi però di circuiti.

* Lo stesso Elizondo ha tenuto in mano uno di questi oggetti, fornitogli da un ospedale del Department of Veterans Affairs, che era stato rimosso dal corpo di un militare statunitense dopo che questi aveva avuto un incontro ravvicinato con un UAP. Il piccolo impianto sembrava un microchip incapsulato in un involucro semitrasparente di tessuto viscido, molto simile a una madreperla. Osservato al microscopio sembrava muoversi. I medici avevano ipotizzato che fosse provvisto di un proprio metabolismo. 

* L’AAWSAP/ATTIP aveva ottenuto le fotografie di minuscoli oggetti estratti dal corpo di piloti militari stranieri. Alcuni di questi esemplari erano presumibilmente stati inviati a vari istituti medici come il Centers for Desease Control and Prevention, la Food and Drug Administration, il National Institute of Health e delle strutture dell’Esercito statunitense di Fort Detrick, nel Maryland, dove vengono conservati e custoditi alcuni dei virus più mortali. 

Nel testo, Elizondo spiega di essere a conoscenza del fatto che alcuni medici erano stati testimoni di casi in cui dei presunti impianti alieni sfuggivano all’estrazione «spostandosi sottopelle». Storie simili gli erano giunte all’orecchio quando aveva fatto ricerche su alcuni impianti rimossi, con difficoltà, dal corpo di soldati in salute. Nessuna reazione di rigetto da parte del sistema immunitario dei pazienti, che sembrava aver accettato senza problemi l’impianto, forse perché racchiuso all’interno di formazioni cellulari del paziente stesso. Ma, ammette Elizondo, questa è solo un’ipotesi. 

Lo spostamento di questi oggetti all’intero dl corpo dei pazienti (per non farsi estrarre) non provocava alcun danno: l’impianto si muoveva - incredibilmente - senza lasciare segni del proprio passaggio e senza provocare alcuna reazione del sistema immunitario. Alcuni impianti rimossi continuavano a muoversi sul vetrino finché sembravano aver esaurito l’energia, presumibilmente attinta dal corpo del paziente da cui erano stati estratti. Tra i pazienti con un impianto misterioso nel corpo Elizondo cita un agente senior della CIA, che assieme alla moglie aveva avuto un’esperienza “UAP”.

Nonostante tutto questo, Elizondo sostiene di non sapere a cosa servano questi oggetti e dichiara che, all’epoca del suo lavoro nell’ATTIP, aveva dovuto concentrarsi maggiormente sull’aspetto nuts& bots della questione UAP, lasciando indietro il resto. 

È incredibile che dal corpo di militari e agenti della CIA (oltre, naturalmente, a comuni cittadini) vengano estratti oggetti sconosciuti che dimostrano un comportamento anomalo (scappano quando si cerca di prenderli!), ma la questione meriti – apparentemente – meno interesse degli oggetti nel cielo. Ci crediamo? No. Ciò non significa che Elizondo sapesse effettivamente di cosa si trattasse data l’estrema compartimentalizzazione dei progetti segreti nel mondo dell’intelligence. Ma una considerazione nasce spontanea: la risposta all'enigma potrebbe trovarsi tanto nei nostri cieli quanto sotto la nostra pelle.

14 maggio 2025


Commenti