"HO FOTOGRAFATO GLI ALIENI DI ROSWELL"

©di Anthony Bragalia (agosto/settembre 2024)

Finalmente divulgata la video intervista al fotografo militare che documentò le creature recuperate nello schianto di Roswell 

Un fotografo militare che scattò delle foto dei corpi alieni caduti vicino a Roswell, in New Mexico, nel 1947, rilasciò una confessione filmata poco nota sul proprio coinvolgimento nel caso. Mai ampiamente diffusa, la sua rivelazione filmata ora è disponibile in questo articolo. Nella registrazione (così come in altre interviste e in una dichiarazione autenticata lasciata ai posteri), il fotografo, il sergente Frederick Benthal, racconta che:

- All’inizio del luglio 1947 ricevette ordini improvvisi e urgenti (poco dopo l'incidente) di recarsi immediatamente al Roswell Army Air Field, a tre ore di volo da dove era di stanza. Volò su un bombardiere B-25, accompagnato dal Caporale Al Kirkpatrick.

- Dopo l'atterraggio venne portato a un'ora e mezza a nord di Roswell, dove vide camion coperti che trasportavano un insolito relitto.

- In seguito venne condotto in un sito nel deserto dove erano state montate delle tende. Vide altri fotografi sulla scena. 

- Gli fu ordinato di entrare in una delle tende per iniziare a scattare delle fotografie.

- Vide quattro piccoli corpi umanoidi, quasi tutti identici. Avevano teste grandi, carnagione scura e corpi molto sottili. Erano stati posizionati a terra, avvolti in un  telo di gomma.  

- Rilevò anche uno strano odore all'interno della tenda.

- Lo scatto delle fotografie era attentamente supervisionato da un ufficiale che non voleva che il fotografo osservasse le creature in modo prolungato.

- Le sue fotografie e l'attrezzatura vennero poi confiscate e gli venne comunicato che non avrebbe potuto riferire nulla dell'evento per una questione di sicurezza nazionale.

- In seguito venne ricondotto in aereo alla sua base a Washington, DC.

- Fu quindi bruscamente "trasferito" e riassegnato in Antartide per documentare gli effetti del freddo sull'attrezzatura.

Una nuova revisione delle ricerche precedenti sul caso Roswell conferma in modo sorprendete la veridicità della storia raccontata da Benthal.

FREDERICK BENTHAL

Frederick Benthal era un Sergente e Specialist Photographer di 26 anni dell'Army Air Force di stanza alla Anacostia Naval Air Station, a Washington, DC, nell'estate del 1947. Anacostia svolgeva diverse funzioni, tra cui quella di importante centro di collaudo di voli, installazione per velivoli sperimentali e centro di ricerca. Nel corso degli anni, le unità dell’Army Air Force, dell’Air Force, dei Marine Corps, della Coast Guard e della National Guard, nonché il DOD (Dipartimento della Difesa) e le agenzie federali ritennero che la base di Anacostia fosse il luogo ideale da cui operare. Prima di questo incarico, Benthal aveva ricevuto nullaosta di massima sicurezza e nel 1946 aveva installato attrezzature fotografiche per le detonazioni di bombe nucleari dell’ “Operazione Crossroads", presso l’atollo di Bikini, nel Pacifico.

Alcune testimonianze di Benthal vennero incluse nel libro del 1992 “Crash at Corona” del compianto ricercatore e autore Stanton Friedman. Indicato solo come "FB" nel libro, Friedman aveva in seguito spiegato al ricercatore Don Schmitt che "FB" stava per "Frederick Benthal". Friedman era noto per aver viaggiato in tutto il paese, tenendo conferenze sugli UFO e Roswell. Si ritiene che lo stesso Benthal abbia assistito a una conferenza di Friedman o che qualcuno che conosceva Benthal abbia assistito a una conferenza e li abbia fatti incontrare. 

LA RIVELAZIONE FILMATA

Nel 1996, si decise che Benthal registrasse su pellicola il proprio resoconto di Roswell. Il compianto 
produttore Mark Wolf (foto a destra) stava realizzando un documentario sul crash di Roswell e Frederick Benthal sarebbe comparso in un breve segmento, ma non venne mai acquisito per la messa in onda. Il ricercatore e autore su Roswell Tom Carey stava esaminando la sua vasta collezione di nastri degli anni passati relativi a Roswell e ha trovato una copia che aveva acquisito di questo raro e ormai dimenticato filmato, che ha poi inviato al sottoscritto. In esso si può vedere e sentire Benthal mentre racconta il proprio coinvolgimento a Roswell. (Il video è disponibile sul sito dell'autore: https://www.ufoexplorations.com/)

ALTRO SULLA TESTIMONIANZA DI BENTHAL

Stan Friedman iniziò a dialogare con Benthal nel 1990. Benthal era un «testimone riluttante» che aveva bisogno di essere convinto per far filmare e stampare la propria testimonianza. Il 5 maggio 1993, Benthal firmò una dichiarazione autenticata (che ora si pensa si trovi tra i documenti conservati nella proprietà di Friedman) in cui forniva maggiori dettagli sul proprio coinvolgimento a Roswell. Da questa dichiarazione e da altre interviste, Friedman riporta ulteriori informazioni in “Crash at Corona” riguardo a ciò che Benthal aveva confessato:

«Una mattina entrarono e dissero “ fate i bagagli e vi faremo trovare la telecamera lì, pronta per voi”. Non sapevamo dove stessimo andando.». [La sua macchina fotografica da reporter 4x5 Speed ??Graphic era sull'aereo e, dopo alcune ore di volo, arrivarono a Roswell.] Salimmo su un'auto del personale con parte dell'attrezzatura che avevano portato con noi nei camion e partimmo... circa un'ora e mezza... ci stavamo dirigendo a nord. Arrivammo e c'era un sacco di gente in un tendone chiuso. Dentro non si vedeva quasi niente. Ci dissero: “Preparate la macchina fotografica per scattare una foto a quindici piedi di distanza.”. Al Kirkpatrick salì su un camion e si diresse verso un altro sito dove stavano raccogliendo dei frammenti. C'era molta gente in giro e ci dicevano cosa fare: scattate qui, scattate là! C'era un ufficiale al comando; Ci incontrò lì fuori e poi entrò nella tenda, fermandosi proprio accanto a noi e  [disse]: “OK, scattate questa foto!”. Potevo vedere quattro corpi quando scattò il flash, ma ero quasi cieco perché era una bellissima giornata… di sole. Poi entravi nel tendone ed era buio pesto. Tutto quello che fotografavo erano corpi. I corpi erano sotto un telone; loro lo aprivano, tu scattavi una foto, tiravi fuori il flash, ne inserivi un altro [scattavi un’altra foto] e gli consegnavi il rullino (ogni rullino conteneva due pellicole quattro per cinque) e poi ti spostavi al punto successivo. Immagino ci fossero dieci o dodici ufficiali, e mentre mi preparavo a entrare, uscirono tutti. Il tendone misurava circa 20 per 30 piedi. I corpi sembravano stesi su un telo. Una persona dava tutte le istruzioni. Prendeva una torcia e la puntava giù: “Vedete questa torcia?” Sì, signore! “Siete a fuoco con essa?” Sì, signore! “Scattate una foto di questo”. Spostava la torcia. Ci spostavamo in cerchio, scattando foto. Mi sembrava che [i corpi] fossero tutti più o meno identici. Di pelle scura. Ricordo che erano magri e sembrava che avessero la testa troppo grande. Scattai trenta foto… credo di aver avuto circa quindici rullini. C'era un odore strano lì dentro».

«Kirkpatrick tornò su un camion carico di rottami. Molti pezzi sporgevano, ma non quando decollarono. Fummo interrogati sulla via del ritorno all'aeroporto [Roswell Army Air Field]. Verso le quattro del mattino dopo ci svegliarono per portarci in mensa, mangiammo e risalimmo sul B-25 per tornare indietro. Una volta ad Anacostia fummo nuovamente interrogati da un tenente comandante». 

In un'altra testimonianza del 1993, Benthal spiegò che la sessione fotografica era durata circa due ore. «La custodia della macchina fotografica, le macchine fotografiche e tutti i rullini vennero confiscati prima che lasciassimo il sito. [Tornati alla base] ci svegliammo verso le 4 del mattino successivo». Disse che dopo colazione erano saliti a bordo del B-25 e si erano diretti a Washington. Tornati ad Anacostia erano stati nuovamente interrogati, questa volta da un ufficiale, un tenente colonnello di cognome "Bibbey", che aveva chiesto loro se sapessero  cosa avevano fotografato. Benthal e Kirkpatrick avevano entrambi risposto "Sì, signore", al che il tenente colonnello Bibbey gli aveva detto che invece non sapevano cosa avessero fotografato. Poi gli aveva nuovamente posto la domanda, alla quale, questa volta, avevano risposto: “No, signore”. Apprezzando la risposta, Bibbey aveva quindi esclamato ad alta voce, bruscamente e rapidamente: “Potete andare!”. 

Ricordando l'episodio, Benthal osservò: «Non molto tempo dopo, fui mandato in Antartide per fotografare pezzi di equipaggiamento militare al fine di studiare gli effetti del freddo su di essi». 

CONFERME SULLA TESTIMONIANZA DI BENTHAL

FOTOGRAFI VENUTI DA LONTANO PER DOCUMENTARE FRAMMENTI E CADAVERI

Conferme su Benthal vengono da fotografi della stessa base di Roswell, esclusi dal processo di scatto e sviluppo delle fotografie dei detriti e dei corpi. Si pensò, infatti, che per quel lavoro fosse più saggio utilizzare personale che non si trovasse alla base e che non avesse legami con essa. In questo in modo avrebbero ridotto al minimo il numero di militari della base di Roswell che sarebbero stati testimoni dello schianto del velivolo e dei suoi occupanti, ci sarebbero state meno persone della base che avrebbero potuto essere interrogate da estranei al riguardo e ci sarebbe stati meno membri del personale che avrebbero potuto discutere tra loro di ciò di cui erano stati testimoni. C’erano già militari coinvolti nel recupero fisico e nello stoccaggio temporaneo dei reperti e dei cadaveri. Non era necessario o non si voleva allargare la cerchia del personale della base includendo chi avrebbe dovuto occuparsi di fotografare quelle cose. Diversi fotografi della base intervistati dai ricercatori dissero di essere stati "esclusi" dall'evento e che ne erano arrivati altri in base al fatto che fossero esterni, compreso del personale che aveva detto di provenire da DC, dove era di stanza Benthal. 

Nel luglio del 1947, Jim Remiyac era un soldato semplice di vent’anni della 3rd Photo Unit di Roswell. Nel 2013, chi scrive ebbe l'opportunità di parlare con sua moglie in merito al periodo trascorso lì. Lei e il marito avevano discusso del caso nel corso degli anni, ben prima di tutti i libri, le riviste e le trasmissioni su Roswell. Suo marito le aveva raccontato che lui e la sua unità erano stati «esclusi da tutto» e che «anche se avrebbero dovuto stare lì come molte altre volte prima per cose simili, non erano stati interpellati. Dopo che erano apparsi gli articoli sui giornali, si erano domandati perché. Cosa c'era di così speciale?».  Remiyac aveva notato un aumento dell'attività di volo dentro e fuori la base e aveva sentito voci secondo cui persone da Washington, DC si trovavano lì per una questione seria. Li aveva chiamati «pezzi grossi». 

Anche Gene Niedershmidt faceva parte della 3rd Photo Unit di a Roswell in quel periodo e aveva il nullaosta Top Secret. Sempre nel 2013, chi scrive parlò direttamente con Niedershmidt, che fece eco ai ricordi di Remiyac. Remiyac e Niederschmidt avevano discusso del caso per decenni ed erano rimasti in contatto. La signora Remiyac mi fornì il contatto di Gene. Sebbene, generalmente, venissero incaricati di fotografare e documentare «qualsiasi tipo di incidente», Gene ricordava che nessuno della sua unità era stato incaricato di farlo per  quello specifico crash, in quel periodo di luglio. Gene si era sentito sempre disagio sul perché fosse successo. 

Se fosse caduta una cosa qualsiasi appartenente a un progetto altamente classificato, la politica operativa della base avrebbe richiesto risposta rapida e documentazione visiva. Se si fosse trattato di un pallone meteorologico, anche di quelli ne erano già stati fotografati molti.  Qualsiasi dispositivo aereo che si fosse rotto vicino o sopra la base doveva essere filmato. Alla domanda se si trattasse di una cosa piuttosto ordinaria da fare, Gene spiegò che avevano persino scattato foto ai militari dopo che erano stati coinvolti in risse del venerdì sera, o alla jeep schiantata di un soldato ubriaco e ad altri “eventi” simili.

Sempre nel 2013, chi scrive contattò e intervistò un altro fotografo di Roswell. Nel 1947, Calvin Cox era un PFC della 3rd Photo Unit alla base di Roswell e confermò che i resoconti di Jim Remiyac e Gene Niederschmidt, secondo cui c’era stato un "blackout" di informazioni ed erano stati esclusi dall’attività di documentazione dell'incidente. Ricordava anche che ci fossero volti sconosciuti attorno alla base e alle sue zone di attività nel periodo immediatamente successivo al crash, spiegando che si era pensato che alcuni di questi visitatori provenissero da DC, dove si trovava il sergente Frederick Benthal.

Una conferma precedente di questi tre resoconti proviene da una breve intervista al responsabile delle operazioni dell'unità, Vernon Zorn. Nel libro del 1991 “UFO Crash at Roswell” di Kevin Randle e Don Schmidt, Zorn confermò che «nessuna foto del luogo dell'incidente era stata scattata dai suoi uomini».

BENTHAL MENZIONA IL GENERALE CURTIS LEMAY

Benthal disse di essere stato informato prima dell'arrivo a Roswell che avrebbe potuto vedere alcuni importanti militari sul campo dove sarebbe stato portato. Tra questi, il Generale Curtis LeMay (nella foto a destra), futuro capo dello Strategic Air Command e Capo di Stato Maggiore dell'USAF. Sebbene LeMay non sembri essere arrivato a Roswell dopo il crash, inviò il suo Director of R&S (direttore di ricerca e sviluppo, ndt), il Generale Laurence Craigie, sulla scena. È interessante notare che fu Craigie, in seguito, ad autorizzare l'istituzione dello studio governativo ufficiale sugli UFO, il Project Sign (poi Project Blue Book). Nel 2008, il sottoscritto e il reporter Billy Cox intervistarono il pilota personale di LeMay, Ben Games, che aveva un PhD e il grado di maggiore. Questi registrò oltre 730 ore di combattimento in volo e, dopo il pensionamento dall'esercito, diresse diverse compagnie aeree caraibiche. Games ci riferì che Craigie era stato inviato dal generale Curtis LeMay come suo rappresentante a Roswell per indagare sul crash, e disse di aver portato Craigie a Roswell subito dopo lo schianto, trasportandolo dal Bolling Field di Washington a Roswell. Da notare che il Bolling Field era adiacente e condivideva le strutture con la base di Anacostia a cui era assegnato Frederick Benthal.

Il fatto che Benthal abbia parlato di LeMay in relazione a Roswell è sbalorditivo. Benthal ha menzionato LeMay 18 anni prima che lo facesse Ben Games.

TENDE NEL DESERTO

Benthal disse che erano state montate delle tende nel deserto, una delle quali dove si trovavano i corpi. "Tende nel deserto" nel sito dell'UFO crash di Roswell è menzionato anche da un MP (military police, ndt) di Roswell di nome Ed Sain. Intervistato da Tom Carey nel 2005, Sain disse che era stato portato in ambulanza sul sito del crash a nord della città e aveva sorvegliato i corpi, che erano tenuti in una tenda da campo nel deserto prima di essere trasportati alla base. Per tenere le persone non autorizzate fuori dalla tenda era stata autorizzata forza letale. Sain disse che con lui c’era un collega della MP, il Caporale Raymond Van Why. Van Why è morto, ma la sua vedova Leola confermò a Carey che suo marito le aveva raccontato nel 1954 di aver sorvegliato il sito dove era precipitata un’astronave. Benthal menzionò la presenza di “tende nel deserto” sul sito del recupero dei frammenti diversi anni prima che ne parlassero gli altri. 

UN MILITARE DI NOME BIBBEY

“Bibbey” è un nome estremamente insolito negli Stati Uniti. Infatti, secondo i dati dello US Census Bureau analizzati da mynamestats.com, si stima vi siano solo 131-178 persone con quel cognome nel paese. Ma “Bibbey” è il cognome fornito da Frederick Benthal nel nominare l’ufficiale che lo interrogò dopo che era tornato da Roswell alla Anacostia Naval Air Station. 

Incredibilmente, infatti, c’era un uomo con il cognome “Bibbey” nella fotografia della marina militare negli anni ’40. Qui possiamo vedere una delle sue fotografie, dove viene riportato il suo nome nella parte bassa a destra dell’immagine: https://www.ww2online.org/image/7th-training-company-unit-photograph-naval-training-station-newport-1940 . È molto probabile che questo “Bibbey” sia proprio quello a cui si riferiva Benthal. 

LA FUNZIONE SPECIALE DI ANACOSTIA

Sebbene fosse nota soprattutto per test sui velivoli e ricerche correlate, è meno noto che durante la Seconda guerra mondiale Anacostia divenne la sede dello US Naval Photographic Science Laboratory (NPSL). Venne istituito sotto il comando militare del Direttore del Bureau of Aeronautics della US Navy in qualità di divisione principale per scattare, processare e analizzare fotografie, spesso per missioni riservate altamente specializzate in tutti i rami dell’esercito.  

Non sorprende che un fotografo altamente addestrato di Anacostia venne incaricato di documentare gli alieni trovati morti nel deserto decenni fa. Quell’uomo era Frederick Benthal. 

Si ringrazia Tom Carey per il suo aiuto nella ricerca. 

(Articolo tradotto con il permesso di Anthony Bragalia. Testo originale pubblicato sul sito https://www.ufoexplorations.com/)

Commenti